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“Sono ancora qui”: il film sulla dittatura in brasile è candidato agli Oscar 2025

Il mondo del cinema brasiliano si arricchisce di un nuovo titolo significativo, “Sono ancora qui“, scelto dall’Accademia brasiliana del cinema per rappresentare il paese nella competizione per il Premio Oscar 2025 nella categoria di miglior lungometraggio internazionale. Questo film, diretto da Walter Salles, esplora i terribili eventi legati alla dittatura militare in Brasile, focalizzandosi in particolare sulla tragica storia della famiglia del deputato socialista Rubens Paiva, simbolo della resistenza contro le atrocità del regime. Con una narrazione che mescola denuncia sociale e riflessione profonda, la pellicola si preannuncia come un’importante opera di memoria storica.

il contesto della dittatura militare in brasile

Negli anni ’60 e ’70, il Brasile fu attraversato da un periodo di repressione politica sotto un regime militare che si instaurò nel 1964 e durò fino al 1985. Durante questi vent’anni, migliaia di detenuti politici subirono torture, sparizioni forzate e violazioni dei diritti umani. La dittatura militarizzò il paese, implementando severe misure di controllo sulla popolazione e soffocando ogni forma di dissenso. Rubens Paiva, deputato per il Partito Socialista, divenne una delle vittime più emblematiche di questo periodo. Arrestato nel 1971, Paiva fu brutalmente ucciso, e la sua tragica sorte divenne un simbolo della lotta per la democrazia e per i diritti civili.

Il film “Sono ancora qui” si inserisce in questo contesto storico, traducendo in immagini la sofferenza di chi visse quegli anni bui. Attraverso una narrazione che si concentra sulla famiglia di Rubens Paiva, la pellicola non solo evidenzia gli orrori subiti dai dissidenti, ma mette in luce le implicazioni sociali e psicologiche del regime, mostrando come la vita dei cittadini fosse stravolta dalla paura e dalla repressione.

la storia della famiglia paiva

La trama del film si fonda sulla figura di Eunice, la moglie di Rubens Paiva, interpretata dall’acclamata attrice Fernanda Montenegro. Eunice, dopo la scomparsa del marito, si trova ad affrontare un’esistenza trasformata dall’orrore e dalla perdita. Costretta a reinventarsi in un contesto di oppressione e paura, diventa ben presto un’importante attivista per i diritti umani. Il film esplora il viaggio di Eunice dalla tragedia personale all’impegno civile, tracciando un percorso di resilienza e speranza.

Eunice non è sola nella sua battaglia; la narrazione del film mette in evidenza anche il supporto di altre madri e mogli che, unite dalla stessa sorte, cominciano a lottare per la verità e la giustizia. Queste figure femminili emergono come simboli di resistenza, mostrando come il potere della memoria e della testimonianza possa contribuire a un cambiamento sociale. Tali racconti fanno eco all’attualità, rievocando la necessità di mantenere viva la memoria storica per impedire che simili atrocità si ripetano in futuro.

premi e riconoscimenti

Sono ancora qui” non è solo un’opera di denuncia, ma ha già ricevuto riconoscimenti significativi nel panorama cinematografico internazionale. La pellicola ha trionfato al Festival di Venezia, dove ha conquistato il premio per la migliore sceneggiatura, un attestato di stima che sottolinea la qualità della scrittura e della regia. Questi successi favoriscono le sue possibilità di ottenere ulteriori premi, in particolare la candidatura agli Oscar, vista la risonanza delle tematiche trattate.

La presidente del comitato di selezione, Bárbara Paz, ha espresso la sua soddisfazione per il riconoscimento del film, sottolineando l’importanza della memoria storica e il bisogno di non dimenticare le atrocità passate. Queste parole evidenziano non solo il valore cinematografico dell’opera, ma anche il suo ruolo sociale e culturale nel contesto brasiliano odierno.

Il cineasta Walter Salles, noto per il suo impegno su tematiche sociali e politiche, si conferma ancora una volta come una voce potente del cinema mondiale. La sua abilità nel raccontare storie intime ma universali è un fattore chiave nel rendere “Sono ancora qui” un film da non perdere, soprattutto in un momento storico in cui la memoria collettiva è fondamentale per la costruzione di un futuro più giusto.

Stefania Paloma

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