La nuova serie “Monsters: La storia di Lyle e Erik Menendez”, ideata da Ian Brennan e Ryan Murphy, ha suscitato un ampio dibattito per la sua rappresentazione controversa della relazione tra i celebri fratelli Menendez. Elementi omoerotici sono stati al centro delle conversazioni, in particolare per la scena che li mostra insieme nella doccia. Gli attori e i creatori dello show si sono espressi in merito alle critiche e hanno chiarito il loro intento artistico.
L’interpretazione degli attori sull’omoerotismo
Nicholas Chavez, interprete di Lyle Menendez, ha risposto a interrogativi sul tema dell’omoerotismo presente nella serie, suggerendo che il progetto parli da sé. La sua risposta sottolinea l’importanza del racconto collettivo sull’omicidio dei genitori da parte dei fratelli, lasciando ai creatori la responsabilità di esplorare e motivare questo aspetto fragile e controverso del loro rapporto. Chavez ha precisato che le discussioni riguardo l’argomento sono state ampie e approfondite all’interno del team di produzione, ma ha ritenuto più opportuno non entrare nei dettagli, preferendo lasciare spazio alla visione creativa di Ryan Murphy e degli altri autori.
A sostegno di Chavez, Ryan Murphy ha affermato di voler presentare un’ampia gamma di punti di vista rispetto a diversi protagonisti del processo, compresi gli articoli di Dominick Dunne, noto giornalista che ha seguito da vicino il caso. Secondo Murphy, l’intenzione dello show non era quella di costruire un’unica verità, ma di rappresentare le più varie interpretazioni storiche, rendendo così l’opera più complessa e analitica.
Le dichiarazioni di Cooper Koch e la controversia del rapporto fraterno
Cooper Koch, il quale interpreta Erik Menendez, ha manifestato consapevolezza riguardo alla natura controversa della serie. Egli ha notato che il pubblico avrebbe avuto reazioni forti e differenti riguardo alle implicazioni della situazione familiare dei Menendez. Koch ha ribadito che lo spettacolo cerca di inquadrare la storia nel contesto delle esperienze di vita e delle percezioni soggettive di vari attori coinvolti, piuttosto che dettare una verità assoluta.
In un ulteriore chiarimento, Koch ha esplicitato la propria posizione personale, negando che i fratelli avessero intrattenuto una relazione incestuosa. Ha definito tali teorie come interpretazioni di alcuni personaggi nello show che non necessariamente riflettono la verità. Secondo lui, la serie ha lo scopo di esporre il pubblico a diverse narrazioni e di stimolare il pensiero critico, lasciando a ciascuno la libertà di trarre conclusioni proprie.
Il ruolo di Chloë Sevigny e la cura nelle scene intime
Chloë Sevigny, che interpreta il ruolo della madre dei Menendez, ha evidenziato l’importanza assicurarsi che gli attori si sentissero al sicuro durante le riprese delle scene più delicate. Nella sua performance, Sevigny si trova a sorprendere i suoi figli nella doccia, un momento ricco di tensione emotiva e significato narrativo. Ha sottolineato l’impegno costante dei creatori nel garantire il comfort di Nicholas Chavez e Cooper Koch, e ha rivelato la presenza di coach dell’intimità sul set, per evitare imbarazzi e garantire un ambiente protetto. La Sevigny ha elogiato la dedizione degli attori nel comprendere profondamente i loro personaggi, lavorando in sinergia con i registi per dare vita a una narrazione veritiera e coinvolgente.
Critiche e ricezione della serie Monsters
“Monsters” ha attirato un mix di elogi e critiche sin dal suo debutto su Netflix all’inizio di settembre. L’acceso dibattito che ne è seguito ha coinvolto non solo il pubblico, ma anche Erik Menendez stesso, il quale ha espresso pareri contrari alla rappresentazione di alcuni aspetti della storia. Tale reazione ha dimostrato quanto possa essere divisivo il tema della rappresentazione di eventi reali, soprattutto quando questi comportano dinamiche familiari così complesse e delicate.
L’intento di Brennan e Murphy appare quindi chiaro: portare alla luce le sfaccettature di una delle storie di cronaca nera più discusse della fine del XX secolo, esplorando non solo l’atto criminoso, ma anche le relazioni e le traiettorie emotive dei protagonisti, rendendo lo spettatore parte integrante di un racconto intriso di interrogativi e ambiguità.